Ryan, James e la bestiaccia – prompt natalizio (Per una parola di troppo)

Prima di iniziare a leggere il racconto, vi lascio una piccola nota: come ho scritto nel titolo, “Ryan, James e la maledetta bestiaccia” è dedicato ai personaggi di “Per una parola di troppo”, quarto e ultimo volume della serie “Per una scommessa”.
Se siete capitati qui per caso, senza aver letto il libro, di certo vi sarà un po’ difficile capire il rapporto tra James e Muffin, quindi faccio un piccolo riassuntino. James odia i gatti XD Ne ha paura, proprio come me. Quando la prima volta si è trovato davanti Muffin ecco cosa ha pensato:

“Quando [Ryan] chiude la porta dietro di noi, qualcosa di piccolo e molto veloce mi sfreccia tra i piedi e io faccio un salto indietro andando a sbattere contro quello che sembra un muro di mattoni ma che in realtà è solo il padrone di casa. Il corpo super sexy di Ryan, duro, massiccio e… l’ho già detto sexy? Scuoto la testa per provare a smettere di pensare a quanto quest’uomo sia maledettamente eccitante.
«Gesù! Cos’era quella cosa?» gli chiedo allora con voce stridula. Se per lo spavento o perché Ryan è ancora dietro di me, sfiorandomi con la schiena, non lo so.
«Muffin,» risponde lui, poi si mette al mio fianco. Dio, grazie.
Un momento. Muffin? «Chi?»
«Muffin,» ripete guardandomi come se fossi stupido. «Il mio gatto.»
«Tu hai un gatto?» Sono sinceramente sconcertato. Perché, uno: un bestione come lui non può avere uno scricciolo come animale domestico. Dovrebbe avere qualcosa di più grosso come, non so, un San Bernardo o un bisonte; due: perché io odio i gatti, cazzo!
«Che problema c’è?» mi domanda guardandomi con occhi assottigliati. «Non ti piacciono i gatti?»
«Questo è un eufemismo!» esclamo. Inoltre, è orribile. È grigio, non ha peli, la sua pelle è tutta raggrinzita, ha le orecchie a punta. Sicuri che sia un gatto? A me sembra il cugino di E.T.”

Uhm, forse è stato un tantino esagerato, eh? XD
Beh, vi ho già fatto perdere abbastanza tempo! Ora potete dedicarvi interamente al racconto ❤️

Ryan, James e la maledetta bestiaccia.

«Che diavolo è quella cosa!» esclamo inorridito appena entro in casa.
«Quale cosa?» mi chiede Ryan guardandomi accigliato. Oh, ma io sono sicuro che sta solo fingendo di non capire a cosa mi riferisco.
Sbuffo, chiudo la porta alle mie spalle e punto un dito verso Muffin. «Quella!»
Ryan alza gli occhi al cielo. È accanto all’albero già montato, ai suoi piedi ci sono degli scatoloni e il gattaccio raggrinzito gli gira intorno annusando ovunque. «James, ti prego…» mugola.
Io, però, scuoto la testa. «Non puoi mettere un cappello di Babbo Natale sulla testa di E.T!» Muffin mi lancia un’occhiataccia, ‒ può farlo un gatto? Guardare male qualcuno, intendo… Non lo so, ma tanto quella bestia non è un felino normale, quindi sono certo di sì ‒, drizza il pelo e le orecchie e… Ehi! «No, aspetta!» dico avvicinandomi al mio compagno. «Forse dovresti mettergli sempre un capello, così da coprire le sue orribili orecchie. E magari anche una sciarpa. Sai, per la pelle raggrinzita e…»
Muffin mi soffia di nuovo contro.
«Oh Dio, smettila di offendere Muffin. E se ti attacca non lamentarti, poi.»
Incrocio le braccia al petto e metto il broncio. «Ehi, avresti anche potuto non portarlo a casa mia, sai?»
Ryan scuote la testa. «Sei tremendo, piccolo,» commenta sistemando un ramo.
Scrollo le spalle. «Beh, lo sapevi quando ti sei innamorato di me.»
Si volta verso di me con uno sguardo tenero. «Sì, purtroppo è vero. Ma non aspettarti dei regali da Babbo Natale, quest’anno.»
«Non importa. L’unico pacco che conta è il tuo…» Faccio un ghigno.
«Ecco, ovvio che te ne uscivi con una cosa del genere…» commenta cercando di nascondere un sorriso. Non ci riesce. «E poi, devi abituarti alla sua presenza. Dai, vai a cambiarti, così iniziamo.»
Questa mattina, prima di uscire di casa per andare al lavoro, ho chiesto al mio compagno ‒ d’accordo, forse ordinato è il termine giusto ‒ di recuperare tutti gli addobbi natalizi per decorare casa e di cominciare anche senza di me. Gli ho dato un doppione del mio appartamento qualche settimana fa, quindi non ha avuto problemi. Certo, non mi aspettavo una bestia con un cappello di Natale in testa, ma gli sono grato. Mi piace addobbare l’albero, ma è sempre così noioso montarlo, sistemare i rami e srotolare le luci. Gli ho detto che sarei tornato più stanco del solito, visto la quantità di lavoro della giornata. Ovviamente era una bugia. Sono stato molto furbo, vero? Certo che sì! Comunque, a parte la scusa per evitare il compito più noioso, dovevo passare a casa di Lily prima di rientrare, quindi va bene così.
Quando torno in soggiorno, una volta posato lo zaino sul pavimento accanto alla porta e cambiatomi con una tuta, trovo Ryan accovacciato vicino al suo gatto e sussurra qualcosa. Riesco a sentire solo: «Ti prende in giro, ma ti vuole bene, sai?»
Io tossicchio. «Non dargli false speranze. Odio davvero il tuo gattaccio. Odio, che tra l’altro, è ricambiato.»
«Ma certo, piccolo,» risponde come se stesse parlando a un bambino. Sicuramente sta pensando al gomito di lana che ho regalato alla sua bestiolina quando mi sono dichiarato a lui. Urlando. Dopo aver sbattuto la fronte vicino alla porta di casa sua. Ancora rabbrividisco se ci penso.
A volte mi rendo conto di rendergli la vita un po’… stressante. Quando gliel’ho detto, un po’ di tempo fa, mi ha risposto che in effetti è vero e in alcuni momenti gli sembra davvero di avere a che fare con un bambino anziché con un adulto, ma ha anche ammesso che non riesce mai a evitare di ridere in quelle occasioni. Che sia per un motivo o un altro, lo faccio sempre divertire e sorridere. Per questo non riesce ad arrabbiarsi sul serio. Ok, forse si è arrabbiato davvero quando ho pestato la coda di Muffin per vendetta dopo che lui ci ha interrotti mentre stavamo per fare sesso. O quando ‒ senza volerlo, giuro! ‒ l’ho avvelenato. Oppure, quando volevo allontanarlo dalla mia gamba con una piccola spinta col piede, finendo però col dargli un calcio bello pesante. In quest’ultimo caso non mi ha creduto quando gli ho detto che non ero riuscito a controllare la mia forza a causa del panico.
«Non ti ho ancora salutato, vero?» dico avvicinandomi al mio adorato armadio a tre ante personale. Ryan scuote la testa e si mette in piedi, poi chiude la mano intorno alla mia nuca e mi bacia. Dio, i suoi baci. Sono… corroboranti dopo una noiosissima giornata di lavoro. E tanto, tanto eccitanti ogni giorno di più.
«Sei pronto?» mi chiede poi, il tono di voce allegro ed eccitato. «Come vedi ho già messo anche le luci, ci manca decorare l’albero e il resto della casa.»
«Grazie per aver…»
«…fatto le cose che odi?» mi interrompe.
Oh. «Ehm…»
«Dai, J, credevi davvero che ci cascassi? Forza, apri almeno gli scatoloni.»
«E va bene!» Quando mi piego per aprire il primo, mi dà un pizzico sul sedere. Mi rialzo di scatto. «Ehi! Mani a posto! Sai come va a finire, poi.»
Cioè con noi nudi. Il che sarebbe un’ottima idea, ma abbiamo da fare, questa sera. Un paio d’ore e ci ritroveremo stesi sul letto senza vestiti, ne sono certo! Cazzo, non vedo l’ora…
Ryan ghigna, poi mi aiuta a tirar fuori tutto ciò che c’è nella scatola. Io provo a posargli un cappello di Babbo Natale sulla testa mettendomi sulle punte, ma lui è comunque più alto di me e io sbuffo. Così si abbassa, ridacchiando. Gli stampo anche un bacio sulla bocca. Poi prendo un altro cappello rosso per me, con una stellina al centro. Quello che indossa Ry, invece, ha un piccolo albero. Lo indossava sempre Nick, quando ancora convivevo con i miei amici. Il cappello che indossa ora Muffin e che sta tentando di far cadere dalla sua impressionante testolina rugosa, invece, era di Dylan. Io e Nick dovevamo costringerlo a metterlo. Prima che nascevano i gemelli, non gli piaceva molto il Natale. Beh, da bambino sì, ma poi sua madre è morta, lui è rimasto da solo con quel bastardo di suo padre, e tutto è cambiato. A casa sua neanche lo festeggiavano, il Natale, e quando aiutava noi Morris con le decorazioni, non si sentiva mai davvero felice. Non potevo biasimarlo, anche se facevo di tutto per rendergli le festività natalizie più belle e divertenti possibili.
Questo è il primo Natale che Ryan e io trascorriamo insieme. In realtà, è anche il suo primo Natale a San Francisco.
Ho sempre sentito molto l’atmosfera natalizia. Anche se nella mia città l’inverno non è particolarmente freddo e palazzi e strade non sono ricoperte di neve, adoro le illuminazioni, la frenesia dello shopping natalizio, i negozi adornati, così come le case. Ogni anno, nel mio ufficio metto un piccolo alberello sulla scrivania, un mini Babbo Natale sulla finestra e una ghirlanda fuori la porta. Per Ryan è lo stesso, ma mi ha confidato che non faceva un albero di Natale da quando i suoi genitori sono morti, nonostante lo desiderasse tanto. Gli zii da cui è andato a vivere non avevano il suo stesso spirito natalizio e tanto meno sua sorella, da quando si erano trasferiti in Texas. Mi sono sentito così triste per lui. Così, gli ho chiesto di aiutarmi, ovviamente è stata solo una scusa, dopodiché io avrei ricambiato il favore aiutandolo a decorare il suo appartamento. Voglio rendergli questo Natale, questo momento, speciale. Cercherò di farlo ridere e sentire l’atmosfera come mai prima d’ora, di essere molto, molto romantico e di non litigare con Muf…
«Ehi!» esclamo arrabbiato appena vedo la bestia allungare una zampa verso una pallina rossa. «Via da lì!»
Muffin mi ignora, rubando la pallina e iniziando a farla rotolare sul pavimento.
«Ryan, E.T. ruba le mie palline,» dico al mio compagno con tono secco.
«E allora?» risponde lui mentre fissa una candela su un ramo.
«Ma… dobbiamo metterle sull’albero!»
«E lo faremo, piccolo,» dice con quel suo tono paziente.
«Vuoi dire che dovrò avvicinarmi a lui e tirargliele via dalle zampe?»
«Se preferisci averne un paio in meno sull’albero non ci sono problemi. Ne hai tante.»
Altre palline cadono sul pavimento e la bestia le prende a colpi di zampa.
«Smettila, bestiaccia! Ho sempre messo tutte le palle sull’albero e lo farò anche quest’anno!»
«Tranquillo, le prenderò io.»
Muffin ruba un fiocco. Oh, anche i fiocchi no!
«Ryan!» esclamo ancora in tono lamentoso.
«James, è un gatto! È normale.»
«Non lo è affatto! Un gatto, intendo. Sai anche tu che è un alieno! Cristo, Ry, cercherà di prendere anche le palline sull’albero, vero?»
«Staremo molto attenti,» dice con tono neutro. «Ti prometto che il tuo albero resterà incolume.»
«Mi stai prendendo in giro,» borbotto io continuando a guardare Muffin giocare con le mie palle. Cioè, quelle di Natale… Vabbè, avete capito, no?
«Forse…» mi risponde con un ghigno.
«E poi non puoi saperlo. Non hai mai addobbato casa con la bestia.»
«Giusto. Posso immaginare cosa farà, però…»
«E cioè?»
«Niente di particolare, piccolo. Dai, passami i fiocchi, riprenderemo dopo con le palline.»
Grugnisco. «Va bene.»
Con in sottofondo della musica natalizia, Muffin in una scatola ora vuota che gioca con le palline che mi ha rubato prima, tra l’altro una ormai rotta, Ry e io decoriamo l’albero divertendoci come bambini, lanciandoci fili dorati, scambiandoci baci dolci, sguardi teneri e maliziosi, tutto tra battute e risate.
«Prendi il puntale, Ry,» dico quando ormai l’albero è colmo di decorazioni, colorato, luminoso e bellissimo.
Il mio compagno me lo passa e io lo guardo accigliato. «Come diavolo credi che riesca a metterlo lassù? Dannazione a Nick, è colpa sua se abbiamo un albero così alto!»
Ryan ridacchia. «In questo modo,» dice con voce divertita, poi si mette dietro di me, mi prende per la vita e mi solleva. Io scoppio a ridere, ma alla fine ce la faccio.
Una volta rimessomi giù, Ryan mi stringe tra le braccia, incollando il suo petto solido alla mia schiena. Mi bacia tra il collo e la spalla e poi… tira via il mio cappello! Maledetto!
«Ehi! Ridammi il cappello, non abbiamo finito!» Di sottecchi vedo Muffin uscire interessato dalla sua scatola. Oh, merda… Cerco di prendere il cappello mettendomi sulle punte, ma Ry è molto più alto di me, così inizia a ridere. «Ryan!» Lui ride ancora più forte e mi guarda divertito. Allora inizio a saltellare come un cretino, sfiorando il cappello con le dita. Muffin inizia a miagolare e a camminarci intorno. Sorprendentemente, inizia a toccare con la sua zampa la gamba di Ryan, come a volermi difendere. O a farmi ridare il cappello, non ne ho la più pallida idea. Non so come funziona la mente di quella bestia. Vorrei tanto scoprirlo, però, per capire cosa diavolo ci trova a leccare l’acqua del water…
«Guarda, Ry! Muffin mi sta difendendo!» esclamo eccitato.
Il mio compagno mi guarda accigliato. «Ehm, credo che voglia il cappello, in realtà.»
«Il mio cappello?» ripeto sbigottito. Brutta bestia, ovvio che non mi stesse difendendo! «Ridammelo subito, prima che E.T. se lo prenda!»
Il mio compagno ridacchia e fa per passarmelo, ma Muffin fa un salto velocissimo e lo agguanta con la sua maledetta zampa!
«Bestiaccia malefica!» esclamo arrabbiato. «Dammi immediatamente il mio cappello, cazzo! Guarda cosa hai combinato, Ryan! E smettila di ridere!»
«Dai, J. Vuole giocare,» risponde lui ridacchiando ancora.
«Oh, no, vuole solo farmi saltare i nervi, e tu lo sai!» Ryan stringe le labbra e ciò vuol dire che concorda con me. «Riprendi subito il mio cappello!» ordino guardandolo con occhi assottigliati.
Il mio compagno tossicchia per nascondere una leggera risata, ma io lo conosco, quel bastardo che amo!
«Muffin,» dice allora al suo gatto accovacciandosi vicino a lui. «Dammi quel cappello.»
La bestia fugge.
«Oh, che gran bastardo! Lo odio!»
Ry sbuffa e allo stesso tempo alza gli occhi al cielo. «J, è solo un cappello. Vado a recuperarlo.»
Io incrocio le braccia al petto. «Non è solo un cappello. È il mio cappello di Natale, ogni anno lo tolgo soltanto dopo aver finito di decorare ogni angolo della casa.» Ok, in realtà, negli anni scorsi, io mi sono sempre dedicato esclusivamente all’albero, mentre Nick addobbava anche il resto della casa e io lo guardavo. Mi piace l’atmosfera natalizia, ma anche stare sul divano a far niente. Però il cappello lo toglievo davvero quando terminavamo tutto.
Ryan segue Muffin, ora nascosto sotto il divano ad annusare il suo bottino. «Restituiscimi il cappello di James.» L’alieno miagola… irritato? «Muffin, non farmi arrabbiare. Ridammelo.» Pochi secondi dopo, Muffin scappa di nuovo via, facendo sospirare il suo padrone. «Cristo, un’intera giornata con Alec ed Emma è molto più rilassante,» lo sento dire mentre segue il suo gatto. Credo stia iniziando a spazientirsi. E forse a irritarsi. «Almeno loro non si fanno i dispetti.»
«A-ha, divertente,» commento mentre raccolgo le palline – che avevo dimenticato – dalla scatola in cui si era infilata la bestia per sistemarle sull’albero. Poco dopo, Ryan torna con il cappello e un sorriso furbo. «Perché a te obbedisce e a me no?» chiedo stizzito.
«Forse perché io non gli pesto la coda, non lo avveleno e non lo minaccio di…»
«Ok, ok, ho capito!» lo interrompo. «Ma ricorda che è solo colpa sua se…»
Ryan mi zittisce con un bacio mozzafiato. «Smettila di blaterare, piccolo,» dice sulla mia bocca, poi mi poggia il cappello sulla testa.
Sospiro felice. Sì. Prima finiamo di decorare casa, prima ci chiudiamo in camera da letto!
Mi siedo sul divano per aprire il secondo scatolone, quello degli addobbi per la casa, quando l’“essere” raggrinzito salta sul bracciolo sfiorandomi la mano con la coda. Io, terrorizzato dal contatto e con il cuore a mille, emetto un urlo stridulo e scatto in piedi, facendo cadere la scatola sul pavimento. Ryan, che era andato in cucina, corre verso di me. «James, tutto bene?»
«Giuro che prima o poi ucciderò la tua bestiaccia, cazzo!» urlo. Ryan mi guarda accigliato. «Mi è saltato addosso! Mi ha aggredito!»
«Dio, basta. Qualcuno mi venga a salvare, vi prego,» lo sento borbottare mentre mi dà le spalle.
«Ry, vieni qui!» lo richiamo gridando. «Mi guarda come se volesse ancora attaccarmi… Muffin, non azzardarti a muoverti di lì! Voglio solo addobbare casa mia, maledizione!»
«James, piantala!» esclama il mio compagno dall’altra stanza, ma io ho già preso il rotolo di adesivo. Lo lancio contro la bestia, che salta giù, mi soffia contro e poi se ne va.
«Siamo pari, E.T.!»
«James, credo tu stia esagerando,» mi riprende Ry raggiungendomi. Sembra molto più che spazientito. Che si stia arrabbiando? Merda. Con espressione esasperata, rialza lo scatolone, raccoglie tutto ciò che era caduto e poi riprendiamo ad addobbare. Il vischio sotto l’ingresso, la ghirlanda fuori la porta, un piccolo Babbo Natale che balla sotto l’albero, delle candele finte sulla libraria. Non so che fine abbia fatto Muffin, ma io sono molto più rilassato. Nel frattempo, lancio diverse occhiate a Ryan. Inizio a preoccuparmi. Forse sto davvero esagerando perché, anche quando mi guarda e sorride, non sembra molto felice. I suoi occhi non sono luminosi come prima.
O è solo la mia preoccupazione a farmelo credere?
«Erano anni che non addobbavo per le feste natalizie,» dice dopo un po’. Oh.
«Lo so, tesoro,» rispondo con tono dolce. Sì, posso essere anche io dolce, ok? Non sono solo uno stupido che fa battute squallide, litiga con un gatto orribile e che in molti credono pazzo. Qualche giorno dopo essermi dichiarato ho preparato la cena al mio uomo. D’accordo, la carne si era bruciata, ma è il gesto che vale no? O, almeno, per Ry è stato così.
Un paio di settimane fa, invece, gli ho portato la colazione a letto. Sentiva freddo e aveva i decimi di febbre, così mi sono preso cura di lui tutto il giorno. Beh, c’è stato un breve momento, la mattina, in cui ho iniziato ad urlare facendogli aumentare il mal di testa, ma solo perché Muffin si era intrufolato tra le mie gambe mentre camminavo con il vassoio in mano e la mia preziosa tazza a forma di mucca, che ho da quando ero ragazzino, ha rischiato di cadere sul pavimento e rompersi.
Si trattava della mia Muuna. Non poteva passarla liscia. Così, ho rinchiuso E.T. nel bagno. Se l’era cercata, va bene?
Per questa sera gli ho preparato dei biscotti di pan di zenzero. In realtà, li ha preparati Lily e io sono passato a casa sua a prenderli, nascondendoli nello zaino e… Oh, merda! Sono ancora lì! Getto via l’elfo che dovevo mettere sulla mensola della cucina, corro in camera e apro lo zaino.
«Porca puttana!» urlo frustrato. «Maledizione, James!»
«Piccolo, tutto bene?» Ovvio che Ryan mi seguisse.
«No, vaffanculo, non va bene!» esclamo lasciandomi cadere sul letto.
«Che succede?» mi chiede Ry con tono preoccupato. «J?»
«Io…» Faccio un respiro profondo. «Volevo renderti questa serata speciale. Finalmente puoi vivere il Natale come hai desiderato per tanti anni e io volevo solo… vederti sorridere.»
«James…»
«Ho chiesto a Lily di fare dei biscotti natalizi,» lo interrompo con tono triste. «Sono passato a prenderli prima di tornare a casa. Li hai sempre fatti per tua sorella, quando eravate piccoli, e ora volevo che qualcuno li facesse per te. Ma, beh, li ho dimenticati nello zaino e ora sono tutti rotti.»
«Oh, piccolo,» sussurra Ryan prendendo la mia mano tra le sue.
Mi sento uno stupido. «Ho rovinato tutto, come sempre. Guarda, tutta la sera non ho fatto altro che lamentarmi di Muffin e litigare con lui, facendoti arrabbiare.»
«Non mi sono arrabbiato, J,» ribatte, quasi stupito dalla mia frase.
«Beh, di sicuro ti ho fatto irritare.»
«James, guardami.» Lo faccio. Ryan mi sta osservando con occhi colmi di tenerezza. Uno sguardo innamorato. «Questa serata è stata perfetta, anche se Muffin ha rotto le palle ‒ in ogni senso ‒ e tu non hai fatto altro che sbraitare contro di lui. I biscotti sono rotti, ma possiamo ancora mangiarli.»
«Non li ho fatti io,» borbotto.
«Vero, ma hai avuto un pensiero dolcissimo, amore mio. Sai bene che nessuno si è mai preso cura di me come lo fai tu.» Mi scappa un sorriso. «E mi avrai anche fatto spazientire un po’, insieme a Muffin, ma mi hai fatto anche ridere tanto.»
Muffin entra in camera, forse perché ha sentito il suo padrone nominarlo. Si avvicina al letto, poi passa tra le gambe di Ry fino a… strofinarsi contro le mie, inarcando la schiena. Oh.
«Ehm, Ryan…» La mia voce trema.
Il mio compagno sorride. «Sì, Muffin ti sta facendo le fusa.»
«Mi fa un po’ impressione,» ammetto con gli occhi sbarrati. Forse io sarò anche troppo dispettoso con lui, ma non potete negare che non è… beh, bellissimo. E non dimentichiamo che io ho paura dei gatti, maledizione!
«Immaginavo. Ti sta facendo le coccole, però. Ha capito che sei giù di morale.»
«Ah. È, uhm, gentile.»
Ryan ridacchia. «Siete come due fratelli che si vogliono bene ma non possono non prendersi in giro e infastidirsi a vicenda.»
Muffin miagola, sta ancora facendo le fusa vicino alla mia gamba. Sospiro, mi faccio coraggio e lo accarezzo. Con tutte le dita! L’ultima volta l’ho fatto solo con l’indice, ed è stato molto, molto tempo fa. Comunque, la carezza dura tipo un secondo. Come ho detto, il cugino di E.T. fa un po’ impressione.
Il gatto miagola, mi lecca ‒ bleah, per fortuna ho i pantaloni! ‒ si strofina contro la gamba del suo padrone e poi ci lascia soli.
«Ascolta,» mi chiama di nuovo Ryan, «io ti amo, James. Certo, a volte sei irritante ma sai perché non riesco mai ad arrabbiarmi con te?»
«Perché sono eccezionale?» Niente, non riesco a essere serio per più di un paio di minuti, dannazione!
Ryan, però, scoppia a ridere. «Perché mi fai divertire come nessun altro. Come non ho mai fatto in tutta la mia vita. Sei… passionale, divertente e generoso. Rallegri le mie giornate, J. Tutte. E sai bene che è proprio ciò di cui avevo bisogno, dopo quello che ho vissuto. So che hai organizzato questa serata per me. Nick mi ha detto che tu ti occupavi solo dell’albero, ma io ti ho raccontato che da piccolo mi piaceva tanto addobbare anche la casa.» Maledetto Nicki! Però mi scappa un piccolo sorriso. «Volevi regalarmi una serata speciale, rendermi felice, e ci sei riuscito. Come sempre. Chiaro?» Annuisco, con il cuore che mi batte a mille. «Sono innamorato di te. Non devi mai dubitare di non fare o non essere abbastanza. Per me sei meraviglioso così come sei.»
Nonostante il magone che ho in gola per l’emozione riesco a rispondere: «Ti amo così tanto, Ryan. Sono così felice che tu abbia deciso di tornare a San Francisco, l’anno scorso.»
«Lo so, lo sono anch’io. Ti amo, piccolo.» Con gli occhi lucidi e un sorriso che gli illumina il volto, porta una mano sulla mia guancia e mi bacia. Io ricambio, con dolcezza, sperando di trasmettergli tutto l’amore che provo per lui. Un amore che neanche riesco a descrivere a parole.
Come sempre, il bacio si fa presto più appassionato. La bocca di Ry scivola lungo la mia gola, una sua mano mi stringe la nuca, l’altra un fianco. Io gli mordo il labbro quando torna a baciarmi, poi mi alzo e mi metto a cavalcioni su di lui. Magnete 23 è già sull’attenti e pronto all’azione!
Sentiamo il rumore di uno scatolone cadere, sicuramente a causa di Muffin, ma al diavolo. Rimetteremo tutto a posto dopo.
Ry porta le sue mani sotto la mia maglia, facendomi rabbrividire. Me la sta per sfilare quando un frastuono arriva dal salotto.
Oh, merda…
Ryan si stacca da me, guardandomi perplesso. Io grugnisco, mi alzo e riposiziono il mio Magnete23. Insieme andiamo in salotto e appena vedo la scena che mi ritrovo davanti inorridisco. L’albero è sul pavimento, molte palline sono rotolate lontano. Alcune luci non si illuminano più. Muffin, pian piano, striscia fuori da sotto l’albero.
Guardo Ryan, che ha sul volto un’espressione mortificata.
«Mi dispiace, piccolo.»
Oh, il suo dispiacere non mi basta.
Torno a guardare la bestia, furioso, e urlo: «MUUUFFIIIIIN!»
Il gatto fugge via, io mi tolgo la pantofola da un piede. Di sottecchi, noto Ryan scuotere la testa. Non mi importa, lancio la pantofola contro E.T. beccandolo in pieno. La bestiaccia mi soffia contro, ma sono pronto ad attaccare ancora!
Mi ha distrutto l’albero, cazzo!
«Ti farò arrosto, maledetta bestiaccia!» urlo prima di togliermi l’altra pantofola e iniziare a inseguirlo.
Sento Ryan dire: «Povero me,» ma io non mi arrendo. Quell’orribile gatto la pagherà, fosse l’ultima cosa che faccio.

Fine

N.A.: Se ancora scrivo racconti e prompt sulla vita dei personaggi della serie “Per una scommessa” non è solo perché io non riesco a staccarmi da loro, ma anche grazie alle mie fedeli lettrici, che ancora dimostrano tutto l’affetto che provano per loro e, ammettetelo, soprattutto per James. Mie adorate lettrici, sapete già che “Per una parola di troppo” è dedicato a tutte voi, ma sappiate che lo è che ogni racconto, ogni conversazione pubblicata su Facebook ❤️
Spero che anche questo piccolo, sconclusionato, racconto vi sia piaciuto. La follia e quel pizzico di infantilità di James non ci deludono mai XD Ma bisogna anche dire che Muffin non è di certo un santo!

Sappiamo tutt* che questo Natale sarà molto particolare, e triste, ma è pur sempre Natale e io vi auguro quanto meno di trascorrerlo con un sorriso sulle labbra.

Antonella P ❤️

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