Come un faro (racconto – Contro ogni regola)

Liam non riusciva proprio a dormire. Era stata una giornata particolarmente difficile. La lettera che gli era arrivata da Scott lo aveva particolarmente turbato, e poi, come se non bastasse, quella mattina aveva creduto, erroneamente, che qualcuno stesse seguendo lui e il suo compagno. Connor si era preso un giorno libero dall’ufficio e lui non aveva alcun dipinto su cui concentrarsi, così avevano deciso di uscire un po’ e godersi l’aria primaverile di Pittsburgh. Quando, però, una coppia di uomini aveva iniziato a camminare dietro di loro, a poca distanza, mille pensieri avevano cominciato a vorticargli nella testa. Erano vestiti di nero, con occhiali dai vetri scuri, passi veloci e decisi. Gli avevano ricordato lui, Scott e Gabe la sera in cui avevano rapito Connor. Da quel momento, anche se poi i due tizi si erano fermati in un bar senza degnare loro di un minimo sguardo, aveva trascorso l’intera giornata con un forte senso d’angoscia che, ovviamente, non era riuscito a nascondere al suo compagno. Tornati a casa qualche ora dopo, Connor gli aveva chiesto cosa gli stesse passando per la testa. Quando gli aveva risposto che la lettera di Scott lo aveva turbato, cosa comunque vera, il suo compagno aveva risposto con schiettezza. «Non può essere stata solo quella lettera,» gli aveva semplicemente detto. «Non mentirmi. Sai che con me non funziona.» Ed era vero. Per Connor lui era come un libro aperto scritto a caratteri cubitali.

Così gli aveva raccontato dei due uomini che aveva notato camminare dietro di loro, dei ricordi che, dopo oltre un anno, erano riaffiorati nella sua mente, dell’angoscia che lo stava torturando, del pensiero che lui era lì, insieme all’uomo che amava, con un lavoro che aveva sempre desiderato, mentre il suo migliore amico, suo fratello, era in carcere e in uno stato mentale e fisico che non meritava affatto.

«Abbiamo dato a Scott tutto l’aiuto che potevamo,» gli aveva risposto Connor. Aveva ragione, non avevano potuto fare altro. A differenza sua, Scott, anche se era stato quasi sempre una figura d’appoggio negli affari del clan Turner, aveva commesso un omicidio. Questo, però, non gli impediva di pensare a quanto fosse ingiusta quella situazione. Non avrebbe mai smesso di pensarlo, di sentirsi in colpa, di credere che avrebbe potuto fare molto di più per suo fratello. «Inoltre, nessuno ci troverà qui, tesoro. Hai capito? Mose Hale è in carcere, lo è buona parte del clan. Siamo al sicuro.»

Quelle parole lo avevano tranquillizzato, in quel momento, probabilmente grazie ai baci successivi, ai tocchi gentili e alle carezze dell’uomo che amava. Ma lì, al buio nella loro camera silenziosa, la paura e l’inquietudine erano tornate. Aveva il respiro affannato e il cuore che batteva più veloce di quanto avrebbe dovuto. Più attentamente possibile per non svegliare il suo compagno, si mise seduto, le gambe oltre il bordo del letto, e cominciò a respirare con calma, nel tentativo di riprendere il controllo. Ma solo quell’esercizio non sarebbe servito a molto e di certo non avrebbe svegliato Connor per farsi aiutare. Si alzò dal letto, accese il lume che era sul suo comodino, abbassò l’intensità della luce al minino, indossò i pantaloni del pigiama e uscì dalla camera. Vi tornò pochi minuti dopo reggendo con una mano uno dei fogli che usava per dipingere e con l’altra una matita, poi si sedette sulla poltrona all’angolo della stanza e iniziò a disegnare. Conosceva a memoria ogni dettaglio del suo compagno e avrebbe anche potuto non guardarlo mentre lo ritraeva ma voleva catturare ciascuna ruga d’espressione, ogni piega del lenzuolo che lo copriva, ogni ciuffo di capelli fuori posto. Connor aveva un’espressione così serena e tenera mentre dormiva, il labbro inferiore leggermente più esposto. Era girato sul fianco, con entrambe le mani sotto la guancia e una gamba sull’altra. Il lenzuolo, che lo copriva fino a metà schiena, era spiegazzato e così sottile che non lasciava spazio all’immaginazione.

Non fu difficile da disegnare ma particolarmente intenso. Mentre ritraeva l’uomo che amava, il suo cuore sembrava martellargli il petto, ma in modo diverso rispetto a prima. Quel battito così forte era dovuto all’emozione, ai sentimenti che provava, all’amore che lo legava a quella persona così buona, gentile, dolce e appassionata. Connor mugolò nel sonno, si mosse gentilmente e un piede finì fuori dal lenzuolo. Liam sorrise, cancellò le linee che aveva appena disegnato e le sostituì ritraendo dalla caviglia alle dita scoperte. Poi, terminò le ultime sfumature, scurì i capelli, le ciglia lunghe, i bordi del lenzuolo e la curva del sedere. Infine, osservò per bene il ritratto e poi la figura di Connor. Era perfetto. Non per merito suo, pensò, ma perché lo era il modello. Connor era il ragazzo più bello che avesse mai visto. Ricordò la prima volta che lo vide, quando doveva pedinarlo. Ricordò il preciso momento in cui aveva pensato che le foto che aveva ricevuto da Mose non gli rendevano giustizia, perché Connor Bailey era davvero sexy. Un ragazzo comune, sì, ma con i fianchi stretti, lo sguardo vivace, il sorriso sempre luminoso. Ricordò, poi, che più lo guardava più si sentiva attratto da lui, dai suoi capelli perennemente arruffati, dall’espressione genuina, spesso imbarazzata. Rimase subito affascinato da quel giovane ragazzo e lo era tuttora. Connor non era cambiato poi molto. Aveva messo su un po’ di massa muscolare, ma era ancora snello e con la vita stretta. Nonostante tutto quello che aveva vissuto, che aveva subito, i suoi occhi erano ancora colmi di gioia, vivaci, e il suo sorriso luminoso. Connor era la sua forza, la sua ancora, la sua bussola. Come gli aveva detto tempo prima, il suo faro durante una tempesta. Era colui che gli aveva dato abbastanza coraggio da ribellarsi a suo padre, a quel mondo in cui si sentiva prigioniero. Era stato il ragazzo di cui si era innamorato talmente tanto da riuscire a cambiare vita. E lo amava, lo amava così tanto, si sentiva così fortunato ad averlo al suo fianco, e ancora non riusciva a credere che Connor, che lui stesso aveva fatto soffrire in modi indescrivibili, si era innamorato di lui e ancora lo amava.

Concentrato su quei pensieri e sul ritratto, non aveva notato che il suo compagno si era svegliato fino a quando questi non sussurrò il suo nome. Liam alzò lo sguardo e lo vide strofinarsi gli occhi.

«Cosa stai facendo lì? Dovresti essere nel letto, accanto a me,» disse con aria assonnata.

Liam sorrise. «Non riuscivo a dormire,» gli rispose con tono basso.

Connor annuì, poi si mise seduto e indicò il foglio. «Cos’è quello?»

«Solo il tuo ritratto.»

«Mi hai fatto un ritratto?» Connor sembrava sorpreso e anche un po’ compiaciuto.

Lui ridacchiò prima di raggiungerlo e sedersi accanto a lui, sul suo lato del letto. «Sì.»

«Avevi bisogno di riprendere il controllo di te stesso?» gli domandò con cautela.

Ovvio che avrebbe capito. «Già. E ci sono riuscito, grazie a te.»

«Non ho fatto nulla.»

«Oh, sì invece.»

Connor strinse le labbra, dopodiché disse: «Dai, fammi vedere.»

Liam gli allungò il ritratto e, appena lo vide, Connor sbarrò gli occhi. «Wow, Liam, è… Non ho parole. È bellissimo.»

«Ti piace?» chiese lui un po’ insicuro.

«Certo che sì, sei bravissimo.»

«Beh, il merito non è mio, ma del mio modello.»

«Non dire cavolate, tesoro. Wow io… sono così quando dormo?»

«Sei così e molto di più. Ti guardavo dormire e, non so, tutti i pensieri che mi stavano tormentando sono scomparsi.»

Connor incrociò lo sguardo al suo, gli tolse il disegno di mano e gli posò un palmo sulla guancia. «Ti amo da impazzire. Lo sai, vero?»

«Lo so. Ti amo anch’io, Connor. Più di quanto tu e chiunque altro possiate immaginare.»

«Dici sempre che sei fortunato ad avermi accanto, ma vuoi sapere la verità? Quello davvero fortunato sono io. Vivo con la persona migliore che abbia mai conosciuto. Anzi, la persona migliore in tutto il mondo.»

«Connor…» iniziò Liam, ma l’altro lo interruppe.

«No, ascoltami, ok? Sono fortunato perché hai reso quella che avrebbe dovuto essere l’esperienza più brutta della mia vita in qualcosa di… Maledizione, non riesco a trovare le parole esatte per descriverlo.  Non è stato così tragico come in tanti credono, perché avevo te. Ti prendevi cura di me, ricordi? Alleviavi il mio dolore, mi facevi sorridere, mi… facevi stare bene. No, diavolo, non fare quella faccia. Non dimenticherò mai tutto quello che hai fatto per me quando tutto ciò che voleva tuo padre era uccidermi.»

«Dio, ti prego…»

«Ascoltami,» ripeté. «Tutto ciò che ho fatto io è stato guardarti negli occhi e comprendere chi tu fossi veramente. Non è stato poi così difficile, tu mi hai aiutato a farlo. Se sono riuscito a conoscere il vero te è stato solo merito tuo e di tutte le attenzioni che avevi per me prima ancora che diventassimo qualcosa di più che un semplice prigioniero e il rapitore. Liam, devi smetterla di struggerti di sensi di colpa e rimorsi. Io ti amo e sai quando mi sono innamorato di te.»  Liam iniziò a mordersi il labbro inferiore, gli occhi stavano cominciando ad annebbiarsi così Connor gli strinse le mani e se le portò alle labbra per baciarne le nocche. «So perché eri così agitato, oggi. Ma siamo al sicuro, io sono al sicuro e sono qui, con te. Lo sarò sempre. Perché lo voglio, perché ti amo e amo la nostra vita insieme».

Liam non riuscì più a resistere. Si lanciò tra le braccia di Connor e lo strinse forte a sé. «Grazie,» gli sussurrò sul collo. «Grazie di esistere, grazie di avermi dato una possibilità. Ti amo davvero da impazzire.»

«Lo so.» Connor si voltò verso di lui e gli diede un bacio sulla tempia. «Che ne dici di stenderti e riposare un po’, ora?»

Liam annuì. Gli diede un tenero bacio sulle labbra, poi posò il disegno sul comodino e si stese. Connor si mise al suo fianco, coprì entrambi con il lenzuolo e poggiò la testa sulla sua spalla.

«Ehi, Liam?» lo chiamò dopo poco.

«Sì?»

«Credi che il mio ritratto starebbe bene in un museo?»

Liam ridacchiò. «Cavolo, sì, ma scordatelo che lo farei esporre.»

«Perché no?»

«Perché solo io posso guardarti mentre sei coperto solo da un lenzuolo,» borbottò divertito.

«Sei proprio uno stupido,» ridacchiò Connor con un sorriso allegro.

Liam ridacchiò a sua volta, poi si scambiarono un ultimo bacio, si accoccolarono uno contro l’altro e chiusero gli occhi.

Quella giornata non era stata facile e probabilmente ce ne sarebbero state altre di così difficili, ma per il momento Liam non voleva preoccuparsene. Tutto ciò che desiderava e di cui sentiva il bisogno era lì, al suo fianco, stretto tra le sue braccia.

Fine

Ebbene, avevo voglia di scrivere ancora di Liam e Connor e, anche se in qualche modo lo sto facendo con la stesura del sequel in cui è protagonista Scott, mi mancava proprio avere loro come protagonisti. Sono particolarmente affezionata a loro due, forse perché sono i primi con cui ho cambiato genere e anche stile di scrittura. O, forse, per quanto è complicata la vita di Liam e quanto Connor riesca ad aiutarlo sempre. Ed ecco che è nato questo breve racconto. Spero vi piaccia, io ho sorriso tutto il tempo mentre scrivevo.

Un abbraccio,

la vostra Antonella P ❤️

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